La solitudine

lunedì 14 marzo 2011


Nel buio profondo del mio io solitario, 
Signore Gesù, io ti invoco.
Tu solo puoi riempire questo vuoto
che c'è dentro di me.
Tu solo sei sempre presente
e mi porgi quella tua mano salda e sicura,
a cui mi aggrappo fortemente.
Signore Gesù, confido in Te.
Tu, mia roccia;
Tu, mio vincastro;
Tu, mia difesa!


Mi scrivono sulla solitudine che pubblico con piacere...

Oggi, più che mai, l’uomo si sente solo. Pensiamo alla solitudine del malato, solitudine penosa che emargina dalla società, dal mondo del lavoro, dagli amici. Pensiamo alla solitudine dei carcerati talvolta abbandonati al loro destino dalla società e dai famigliari. Pensiamo a quelle donne sole perché abbandonate dai mariti, o a quelle donne che di mariti non ne hanno mai trovati, oppure alle vedove.
Pensiamo alla solitudine tremenda di tanti giovani senza lavoro, senza prospettive per il futuro  che poi per disperazione si abbandonano alla droga, all’alcool. Pensiamo agli uomini cosiddetti “single” quelli che si scelgono per la libertà che però a lungo andare li porteranno ad essere anche loro comunque persone sole. In tutte le forme di solitudine c’è sempre comunque un fallimento dell’uomo in cui si rende conto che la felicità, quella vera è in altro.
Ed ecco che Cristo non abbandona la sua creatura, non resta indifferente alla sua sofferenza e così entra, per fortuna, nella solitudine dell’uomo. Anche nelle situazioni più difficili, nei bui più totali, la nostra solitudine è sempre accompagnata dalla presenza di Dio che non lascia mai sola l’anima. Quello stesso Dio che non ha lasciato solo Gesù nell’orto del Getsemani al quale manda l’angelo consolatore, quel Dio che alla vista del Figlio  angosciato sulla croce manda la propria Madre che con la sua presenza lo consola.  
Se Dio protegge e consola sempre la propria creatura, anche noi non siamo da meno e molto possiamo fare verso quegli occhi smarriti e persi nel buio delle tante persone che ci stanno accanto e vivono quella solitudine che non ci tocca, che non è cosa nostra e “non m’interessa”. Che mai possiamo fare in questi casi? Tanto!! Possiamo consolare con la nostra presenza e far uscire da solitudini tutte quelle persone alle quali riusciamo ad assicurare la nostra presenza, il nostro aiuto. Consolare e anche chinarci su chi è caduto e non ha la forza di rialzarsi, possiamo versare olio di letizia sulle ferite, asciugare lacrime e ridare luce a degli occhi spenti, aiutare a togliere l’abito del lutto e far indossare l’abito di festa, aiutare a togliere dal capo la cenere e dare una corona di gioia.
In verità solo Dio può dare all’uomo la consolazione vera, quella che raggiunge il profondo, che da conforto. Noi che amiamo Dio l’unica consolazione che possiamo dare è quella che riceviamo dallel mani di Dio. Condividendo la compassione di Dio per i poveri, per i malati, per gli emarginati, per gli afflitti e i peccatori solo allora entreremo nel cuore di Dio e la Sua bontà entrerà nel nostro cuore.

“OGNI GIORNO PRENDI LA CONSOLAZIONE CHE IL SIGNORE TI DA DAL CIELO ATTRAVERSO IL CUORE GENEROSO DI TANTI FRATELLI CHE TI CAMMINANO ACCANTO E CAMMINA CANTANDO. NEL TUO DESERTO DIO CAMMINA CON TE”

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